Nell’articolo di oggi vorrei fare una panoramica sui cambiamenti che ci sono stati, negli anni, in relazione all’identificazione e alla cura delle dipendenze.

In passato la dipendenza era considerata tale solo quando prevedeva l’utilizzo di “qualcosa” o l’abitudine a fare qualcosa: si parlava quindi quasi esclusivamente di alcoolismo, tossicodipendenza, dipendenza dal gioco d’azzardo (ludopatia). In origine infatti la classificazione delle dipendenze era suddivisa tra dipendenze fisiche e dipendenze psichiche, a seconda degli effetti che la sostanza consumata poteva dare; l’eroina, ad esempio, porta ad una fortissima dipendenza sia fisica che psicologica mentre la cannabis, per citare un’altra sostanza, porta ad un bassa dipendenza fisica ma ad un’alta dipendenza psicologica. Negli anni si sono poi aggiunte le dipendenze comportamentali, come appunto il gioco d’azzardo e le cosiddette “new addiction”, le nuove dipendenze.

Le dipendenze dai videogiochi, quella dal sesso, dal lavoro, dallo shopping, da internet sono tutte considerate “new addiction” e hanno tutte in comune qualcosa di molto importante: tutti gli elementi citati, dai videogiochi allo shopping, non sono di per sè deleteri o pericolosi ma lo sono nel momento in cui trascendono, diventando l’unico interesse o occupazione della giornata. Il problema non è quindi l’oggetto della dipendenza ma l’utilizzo che la persona ne fa. Ciò che determina la dipendenza è il comportamento, non l’oggetto della dipendenza.

Ma come si diagnostica, si riconosce, una dipendenza? Quando parliamo di dipendenze da sostanze è abbastanza semplice poichè ci si basa sempre su due fattori, l’astinenza e la tolleranza. La tolleranza è quel meccanismo per cui per raggiungere gli effetti desiderati bisogna assumere dosi sempre più massicce di una sostanza mentre l’astinenza è l’insieme di tutti quei sintomi fisici e psicologici estremamente spiacevoli che colpiscono il dipendente quando la sostanza non viene assunta per un dato periodo di tempo (che si riduce sempre di più). Oltre a questo ci sono altri segnali di una dipendenza ormai conclamata: l’assunzione per tempi sempre più prolungati e in dosi sempre maggiori, l’enorme quantità di tempo speso per cercare, assumere e smaltire la sostanza, il degrado sul lavoro e nelle relazioni.

Quando si parla invece delle nuove dipendenze si fa riferimento ad altri criteri diagnostici e cioè l’ossessività, un pensiero intrusivo ricorrente che riguarda l’assunzione della sostanza o la reiterazione del comportamento, l’impulsività, cioè l’incapacità di resistere alla tentazione, la bramosia e la compulsività, l’idea di assumere la sostanza o agire il comportamento nell’ottica di evitare l’astinenza, in termini quasi propiziatori.

Cambiano i tempi, cambiano le dipendenze e i criteri diagnostici si evolvono, si modificano per stare al passo con queste new addiction che sono sempre meno fisiche e sempre più psichiche e comportamentali.

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