Cosa fai durante il primo incontro con lo psicologo? La maggioranza delle persone soprattutto quando non si è mai rivolta allo psicologo è sostanzialmente spaventata e incuriosita, non sa bene cosa aspettarsi e arriva sempre un po’ circospetta. Alcune di queste persone partono come fiumi in piena, devono essere arginate, altre invece chiedono che sia lo psicologo che solleciti loro le domande in modo da trovarsi più a loro agio.
Il primo incontro è sempre caratterizzato da una modalità orizzontale, un po’ come il pescatore che getta le reti e raccoglie pesci, al tempo stesso lo psicologo fa delle domande e cerca di raccogliere il maggior numero di informazioni possibili in un’ottica orizzontale. La maggioranza delle volte queste informazioni suscitano nello psicologo professionista dei link mentali delle finestrelle che potrebbero essere motivo di approfondimento alle quali però, dal mio punto di vista, lo psicologo deve saper resistere. A mio avviso la cosa più importante in assoluto durante il primo colloquio è capire di che cosa si sta parlando, capire qual è la vicenda, l’esperienza e il vissuto che la persona porta e qual è la rappresentazione che la persona ha di questo vissuto. Durante il primo colloquio è importante non andare ad aprire eccessive parentesi perché questo fa si che la persona non riesca ad esprimere in toto il suo problema.
Il primo colloquio è sempre centrato quindi su qual è il problema, qual è la rappresentazione, il vissuto della persona e lo psicologo accoglie e raccoglie tutte le informazioni che vengono date ma raramente va a sollecitare un cambiamento o esplora più nello specifico una determinata area. Questo lavoro invece è definito “verticale” perché consiste in un approfondimento specifico e viene effettuato fino al quarto colloquio durante la fase di consultazione.