Non c’è una strategia predefinita, è necessario che ognuno sviluppi la propria tuttavia ciò che più mi fa stare bene è riuscire a mettere bene a fuoco cosa sto facendo in quel periodo specifico della mia giornata rispetto al quadro più ampio della mia vita. Quindi dare un’occhio sia alla mappa che al territorio.
Ciò che mi aiuta è comprendere che ciò che io svolgo durante l’arco della mia giornata assume un significato più ampio rispetto al significato generale della mia vita. Questo mi permette di concretizzare le azioni quotidiane e raggiungere un certo livello di serenità. Questo accade perché nella mia testa è chiaro che l’azione quotidiana, pur faticosa o noiosa che sia, è inserita in un quadro più complesso e ampio quindi sono fatiche circoscritte e limitate.
Non è insolito infatti nella pratica clinica sentire dai pazienti che la propria vita è fagocitata dal sintomo o dal problema esistenziale, non riuscendo a relativizzarlo ad una parte della loro esistenza rispetto al quadro più ampio della vita. Qualora non si riesca a gettare un’occhio alla mappa e uno al territorio, un evento, pur doloroso e difficile che sia rischia di fagocitare tutta la vita nonostante sia sono una minima parte di essa.