Coronavirus: alcune riflessioni su cosa questa crisi ci sta imponendo, non tanto dal punto di vista clinico medico ed economico ma dal punto di vista psicologico. Come in tutte le situazioni di crisi siamo costretti a fare i conti con noi stessi, mette a dura prova le nostre convinzioni e permette anche di conoscersi un po’ di più.
Questo è vero soprattutto dal punto di vista sociale, basti vedere l’unità che è nata all’interno della nazione: persone che cercano di tenere alto il morale, persone che promuovono atti di solidarietà. Sono gesti di vero eroismo e che ci rimandano una percezione del nostro paese rispetto alla collocazione geopolitica dello stesso in confronto ad altri paesi europei. Questi sono tutti aspetti che diventano informativi sul nostro modo di fare ma soprattutto sul nostro modo di essere, ragionamento che, traslato nel privato, assume ulteriormente significato.
Questa pandemia e questa crisi si appoggiano inevitabilmente sull’operato privato di ciascun individuo, necessario e fondamentale per il buon esito. L’individuo è quindi costretto a fare i conti con questa difficoltà in modo privato e autonomo, è costretto a stare con sé stesso, conoscersi e stare in situazioni di difficoltà come la quarantena. E’ costretto a cambiare le proprie abitudini, rinunciare agli aspetti fondamentali della propria vita, in alcuni casi come il lavoro, oppure è costretto a modificare le abitudini in famiglia e i ruoli. Alcuni genitori si sono trovati a fare i conti con questo ruolo h.24, i nonni non possono più vedere i nipoti e i cugini diventano degli estranei.
In tutto questo l’individuo fa i conti con se stesso: vede alcuni ruoli e compiti, aspetti identitari, negati ed altri invece che diventano totalizzanti. La crisi ci sta portando a rafforzare le percezioni, le esperienze che vengono vissute ed è fondamentale approfondire la conoscenza con noi stessi per poterne uscire, sia individualmente, che come nazione.