Ultimamente mi sono trovato ad aiutare diverse persone ad elaborare e affrontare un lutto, un lutto grave legato ad un coniuge o ancor peggio ad un figlio. Ho già affrontato questo tema approfondendo le fasi e le dinamiche coinvolte, tuttavia grazie al lavoro con i pazienti ho imparato che ci sono altri aspetti importanti. Ho appreso che ciò che diventa rilevante nell’elaborazione del lutto è il tema del rimpianto, ossia “ciò che io non ho fatto e che sono sicuro non potrò mai più fare con questa persona”. Moltissime delle persone con cui ho avuto a che fare negli anni avevano paura di dover rimuovere il ricorso, anzi, molti lavoravano attivamente per tenerlo vivo e per collocare questo ricordo in uno spazio indelebile così da portare la persona sempre con sé. È come se la persona portasse il sentimento, il ricorso, che rimangono vivi nella propria testa e lasciasse andare il corpo, lasciasse andare la persona. Questo fa parte del processo di elaborazione. Ciò che ultimamente ho imparato è che un’altra componente fondamentale è il rimpianto, questo inteso in termini di ciò che è stato e ciò che ahimè ormai non potrà più essere perché molte persone recriminano di non aver vissuto l’esperienza, si recriminano di non essere stati in quella maniera e si recriminano le occasioni perdute. Queste persone non si perdonano e si condannano, si dannano l’anima. Il rimpianto si può poi trasformare in rimorso dicendosi “se solo avessi saputo ciò che poteva succedere”, con il senno di poi si dicono di non aver vissuto ciò che potevano vivere quindi non riescono mai davvero a concedersi la rielaborazione, quella che colloca il defunto nella loro testa in termini di permanenza mentale. Si condannano e continuano a condannarsi sentendosi responsabili per ciò che hanno perso vivendo quindi la situazione doppiamente.

Il superamento di questa situazione non sta nel dimenticare ma nel perdonarsi, non vivere più il rimpianto e accettare ciò che è stato e ciò che si ha vissuto. In tal modo si porta con sé la persona, si permette alla persona di occupare uno spazio indelebile nella nostra mente, uno spazio che nel tempo ci permette di sviluppare sentimenti, memorie e ricordi piacevoli.

 

 

 

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